venerdì 24 giugno 2016

Topolino 3161 - 28 Giugno 2016

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Topolino 3161 - 28 Giugno 2016 | ISSN 1120-611X | CBR 215 dpi | Settimanale | Fumetti | Universo Disney
Topolino apparve in Italia il 30 marzo 1930, quando sul n.13 del settimanale torinese Illustrazione del Popolo, diretto da Lorenzo Gigli, fu pubblicata la prima striscia disegnata da Ub Iwerks e intitolata Le avventure di Topolino nella giungla. Due anni dopo si ha il primo libro illustrato italiano con le sue immagini: Sua Altezza Reale il Principe Codarello e, poco più tardi, il 31 dicembre 1932, esce il primo numero di Topolino in formato giornale, edito da Nerbini.
Sulla falsariga del celebre Corriere dei Piccoli, anche Topolino si presentava ai lettori con periodicità settimanale e si apriva con una breve storia in cui le didascalie sono scritte in rima e realizzata da Giove Toppi, che divenne quindi il primo autore Disney italiano. Sul settimanale della Nerbini, comunque, trovano spazio soprattutto le strisce e le tavole realizzate da Floyd Gottfredson. In queste storie vengono anche introdotte delle didascalie in rima, scritte dal primo direttore della rivista, Paolo Lorenzini (detto Collodi Nipote in quanto nipote di Carlo Collodi), e viene anche assegnato il nome definitivo alla spalla di Topolino, ovvero quel Pippo un po' lunatico e un po' svampito che sui libri della Salani veniva ancora chiamato Medoro.
Nerbini non si era assicurato correttamente i diritti di pubblicazione: quando aveva varato la sua rivista, infatti, si era rivolto al Consorzio Cinematografico E.I.A., il distributore dei cortometraggi di Topolino, quando in realtà i diritti per le riviste erano stati dati in mano al giornalista Guglielmo Emanuel dallo stesso Disney. Per cui, per un paio di numeri, la testata passò da Topolino a Topo Lino, per poi riprendere la nota testata con il n.7. Il Topolino Giornale era formato da otto pagine e non conteneva solo storie a fumetti Disney ma anche storie non-Disney che anzi erano di solito la maggioranza delle storie presenti in un numero.
Il numero 137 del Topolino Giornale, dell'11 agosto 1935, segna il passaggio di consegne da Nerbini alla Mondadori. Il fascismo, tuttavia, causò dei problemi al giornale. Dal 1938, il Min.Cul.Pop. (Ministero della Cultura Popolare) impone alla stampa di non editare più i protagonisti del fumetto popolare americano. Il solo Topolino è risparmiato, e così il suo logo e il suo personaggio possono continuare ad esistere nelle edicole italiane, ma in piena seconda guerra mondiale, a partire dal n.476 del 27 gennaio 1942, anche il settimanale è costretto a cedere alle restrizioni. Lo sostituisce Tuffolino, un ragazzetto dalle medesime caratteristiche fisiche, disegnato dal grande illustratore Pierlorenzo De Vita. Con la fine del fascismo, le avventure di Topolino poterono di nuovo essere pubblicate.
Alla fine degli anni quaranta, però, i giornali a fumetti che pubblicavano storie a puntate di non più di due tavole ad episodio erano irrimediabilmente in crisi, e così lo stesso Topolino, le cui vendite erano di gran lunga calate rispetto al periodo d'oro. Mondadori, però, non poteva rinunciare alla rivista da edicola per non perdere i ricchi diritti delle pubblicazioni da libreria, così decise un doloroso ma necessario cambio di formato e periodicità. Nel 1949 nasce così il periodico a fumetti Topolino formato libretto, all'inizio con cadenza mensile, quindi quindicinale e, infine, settimanale, fino a giungere a oggi al suo sessantesimo anniversario e con oltre 3000 numeri usciti, ricchi di storie tra le più famose, con autori da Carl Barks a Romano Scarpa, da Floyd Gottfredson a Giovan Battista Carpi e così via.

ISSN 1120-611X | Italiano
TRUE PDF | 164 pagine | 41,5 MB
CBR 215 dpi | 164 pagine | 42,2 MB

lunedì 6 giugno 2016

Manga Pop 11 - Be Free! 1 - Maggio & Giugno 2002

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Manga Pop 11 - Be Free! 1 - Maggio & Giugno 2002 | CBR 270 dpi | Mensile | Fumetti | Manga | Fumetti | Manga | Seinen | Erotico | Scolastico
Collana edita dalla Dynamic Italia che ospita serie manga di gran successo, tra cui: Be Free...

ISSN N.A. | Italiano | CBR 270 dpi | 30,3 MB | 248 pagine

Manga Pop 12 - Be Free! 2 - Luglio & Agosto 2002

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Manga Pop 12 - Be Free! 2 - Luglio & Agosto 2002 | CBR 270 dpi | Mensile | Fumetti | Manga | Fumetti | Manga | Seinen | Erotico | Scolastico
Collana edita dalla Dynamic Italia che ospita serie manga di gran successo, tra cui: Be Free...

ISSN N.A. | Italiano | CBR 270 dpi | 34,3 MB | 249 pagine

Manga Pop 13 - Be Free! 3 - Ottobre & Novembre 2002

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Manga Pop 13 - Be Free! 3 - Ottobre & Novembre 2002 | CBR 272 dpi | Mensile | Fumetti | Manga | Fumetti | Manga | Seinen | Erotico | Scolastico
Collana edita dalla Dynamic Italia che ospita serie manga di gran successo, tra cui: Be Free...

ISSN N.A. | Italiano | CBR 272 dpi | 29,3 MB | 256 pagine

Manga Pop 14 - Be Free! 4 - Aprile & Maggio 2003

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Manga Pop 14 - Be Free! 4 - Aprile & Maggio 2003 | CBR 273 dpi | Mensile | Fumetti | Manga | Fumetti | Manga | Seinen | Erotico | Scolastico
Collana edita dalla Dynamic Italia che ospita serie manga di gran successo, tra cui: Be Free...

ISSN N.A. | Italiano | CBR 273 dpi | 27,4 MB | 242 pagine

Manga Pop 15 - Be Free! 5 - Ottobre & Novembre 2003

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Manga Pop 15 - Be Free! 5 - Ottobre & Novembre 2003 | CBR 273 dpi | Mensile | Fumetti | Manga | Fumetti | Manga | Seinen | Erotico | Scolastico
Collana edita dalla Dynamic Italia che ospita serie manga di gran successo, tra cui: Be Free...

ISSN N.A. | Italiano | CBR 273 dpi | 30,7 MB | 242 pagine

Manga Pop 16 - Be Free! 6 - Aprile & Maggio 2004

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Manga Pop 16 - Be Free! 6 - Aprile & Maggio 2004 | CBR 273 dpi | Mensile | Fumetti | Manga | Fumetti | Manga | Seinen | Erotico | Scolastico
Collana edita dalla Dynamic Italia che ospita serie manga di gran successo, tra cui: Be Free...

ISSN N.A. | Italiano | CBR 273 dpi | 28 MB | 245 pagine

Manga Pop 17 - Be Free! 7 - Giugno & Luglio 2004

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Manga Pop 17 - Be Free! 7 - Giugno & Luglio 2004 | CBR 272 dpi | Mensile | Fumetti | Manga | Fumetti | Manga | Seinen | Erotico | Scolastico
Collana edita dalla Dynamic Italia che ospita serie manga di gran successo, tra cui: Be Free...

ISSN N.A. | Italiano | CBR 272 dpi | 30,7 MB | 242 pagine

Manga Pop 18 - Be Free! 8 - Ottobre & Novembre 2004

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Manga Pop 18 - Be Free! 8 - Ottobre & Novembre 2004 | CBR 270 dpi | Mensile | Fumetti | Manga | Fumetti | Manga | Seinen | Erotico | Scolastico
Collana edita dalla Dynamic Italia che ospita serie manga di gran successo, tra cui: Be Free...

ISSN N.A. | Italiano | CBR 270 dpi | 35,4 MB | 251 pagine

Getter Saga 1 - 2 Settembre 2005

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Getter Saga 1 - 2 Settembre 2005 | CBR 215 dpi | Mensile | Fumetti | Manga | Shoujo | Mecha | Fantascienza
Il popolo Achu, fortissimi uomini rettile, si è deciso a riconquistare la «sua» Terra, spazzando via la razza umana. Il dottor Saotome, scienziato scopritore dei Raggi Getter, è l’unico a capire il reale pericolo che l’umanità sta correndo e recluta tre fortissimi ragazzi (Ryoma Nagare, Hayato Jin e Musashi Tomoe) per pilotare il potentissimo Getter Robot, la sola speranza per la razza umana!
Inizia così la storia del Getter Robot, primo robot trasformabile nella storia, nato nel 1973 come cartone animato e poi convertito in fumetto. L’ideatore della storia è Ken Ishakawa, storico allievo di Go Nagai, da cui ha imparato lo stile grafico e, soprattutto, la forza narrativa.
Dopo Getter Robot nacquero poi Getter Robot G e Getter Robot Go, serie animate classiche seguite poi da una miriade di rivisitazioni non sempre facilmente ricollegabili alla serie originale (come Getter Robot - The last day, il primo a presentare in video lo Shin Getter Robot).
Getter Saga può essere considerata il sunto e l’apice di tutta la storia Getter, proprio perchè nasce come opera definitiva e bibbia di tutto un universo narrativo in costante evoluzione.
Dopo aver realizzato le trasposizioni a fumetti delle opere di cui sopra, ciascuna separatamente e senza fare particolare attenzione alla continuità interna delle storie, l’autore decise dopo molti anni di riprenderle per unirle coerentemente e per svilupparle in modo ufficiale, modificando delle parti ed aggiungendone altre.
Per quanto riguarda lo stile, sia narrativo che grafico, ci troviamo di fronte ad un risultato piuttosto altalenante.
Le storie disegnate negli anni ’70 sono disegnate al modo di Go Nagai, dando all’occhio inesperto l’impressione che sia proprio lui ad occuparsi delle matite. Paradossalmente queste parti, rivolte forse ai bambini di quegli anni, sono molto più crude e dirette delle trasposizioni in manga, per esempio, della serie di Mazinger. I protagonisti sono personaggi vistosamente violenti, possenti, e problematici: mentre il Ryoma ragazzo non si fa problemi ad massacrare con le sue arti marziali i partecipanti ad un torneo nazionale per vendicare la memoria del padre, Hayato è il leader carismatico di un gruppo di studenti sovversivi, ed è chiaramente capace di arrivare ad uccidere i suoi subordinati senza farsi tanti problemi. La rappresentazione della morte di Musashi (che verrà sostituito poi da Benkei), che tutti i fan del Getter Robot conoscono a memoria, è vivida e tremenda.
I nuovi episodi, disegnati dopo 20 anni abbondanti, sono graficamente più curati e più personali rispetto ai primi, con un tratto molto più fine e con un maggiore utilizzo dei retini, mettendo però da parte le caratteristiche ultraviolente dei protagonisti. L’autore è bravissimo (ma veramente) a mostrare ai lettori la differenza che corre tra un uomo ed il robot, sia a livello di potenza distruttiva che di reali dimensioni. Le poche tavole dove viene mostrato il robot in ambienti chiusi mentre i cattivi fuggono sono eccezionali. I personaggi intanto cambiano di complessità, e non restano più i tre eroi con lo scienziato alle spalle, quanto un centro di ricerca e di addestramento per proteggere la Terra. Un episodio significativo per chiarire questo aspetto: una meteora si sta avvicinando alla Terra, ed i due getter (il modello base ed il modello G) vengono mandati ad intercettarla; a dirigere la missione ci pensa Hayato dalla base, ed a pilotare i robot ci sono Ryoma e Benkei, spalleggiati da altri quattro piloti nelle rimanenti navicelle.
Narrativamente parlando, il fumetto è veloce e diretto, tagliando di netto tutti gli episodi in eccesso. La trasposizione della prima serie tv di 50 episodi viene compressa in una manciata di volumetti.
La parte successiva, che non include la serie tv, è altrettando veloce, ereditandone la voglia di non perdere tempo in scontri fini a loro stessi ed andando subito al sodo.
Come dicevamo sopra, la nuova storia si integra perfettamente alle tre vecchie serie storiche televisive, aggiungendo poi altro materiale. Quello che è interessante sapere è che queste non seguono il normale ritmo di power up (Getter Robot -> Getter Robot G -> Getter Robot GO -> Shin Getter Robot), in quanto l’autore dimostra di saper padroneggiare al meglio la sua cretura. Lo Shin Getter Robot, per esempio, viene integrato alla storia PRIMA che venga presentato il Getter Robot Go.

ISSN N.A. | Italiano | CBR 215 dpi | 67,2 MB | 294 pagine

Getter Saga 2 - 26 Ottobre 2005

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Getter Saga 2 - 26 Ottobre 2005 | CBR 215 dpi | Mensile | Fumetti | Manga | Shoujo | Mecha | Fantascienza
Il popolo Achu, fortissimi uomini rettile, si è deciso a riconquistare la «sua» Terra, spazzando via la razza umana. Il dottor Saotome, scienziato scopritore dei Raggi Getter, è l’unico a capire il reale pericolo che l’umanità sta correndo e recluta tre fortissimi ragazzi (Ryoma Nagare, Hayato Jin e Musashi Tomoe) per pilotare il potentissimo Getter Robot, la sola speranza per la razza umana!
Inizia così la storia del Getter Robot, primo robot trasformabile nella storia, nato nel 1973 come cartone animato e poi convertito in fumetto. L’ideatore della storia è Ken Ishakawa, storico allievo di Go Nagai, da cui ha imparato lo stile grafico e, soprattutto, la forza narrativa.
Dopo Getter Robot nacquero poi Getter Robot G e Getter Robot Go, serie animate classiche seguite poi da una miriade di rivisitazioni non sempre facilmente ricollegabili alla serie originale (come Getter Robot - The last day, il primo a presentare in video lo Shin Getter Robot).
Getter Saga può essere considerata il sunto e l’apice di tutta la storia Getter, proprio perchè nasce come opera definitiva e bibbia di tutto un universo narrativo in costante evoluzione.
Dopo aver realizzato le trasposizioni a fumetti delle opere di cui sopra, ciascuna separatamente e senza fare particolare attenzione alla continuità interna delle storie, l’autore decise dopo molti anni di riprenderle per unirle coerentemente e per svilupparle in modo ufficiale, modificando delle parti ed aggiungendone altre.
Per quanto riguarda lo stile, sia narrativo che grafico, ci troviamo di fronte ad un risultato piuttosto altalenante.
Le storie disegnate negli anni ’70 sono disegnate al modo di Go Nagai, dando all’occhio inesperto l’impressione che sia proprio lui ad occuparsi delle matite. Paradossalmente queste parti, rivolte forse ai bambini di quegli anni, sono molto più crude e dirette delle trasposizioni in manga, per esempio, della serie di Mazinger. I protagonisti sono personaggi vistosamente violenti, possenti, e problematici: mentre il Ryoma ragazzo non si fa problemi ad massacrare con le sue arti marziali i partecipanti ad un torneo nazionale per vendicare la memoria del padre, Hayato è il leader carismatico di un gruppo di studenti sovversivi, ed è chiaramente capace di arrivare ad uccidere i suoi subordinati senza farsi tanti problemi. La rappresentazione della morte di Musashi (che verrà sostituito poi da Benkei), che tutti i fan del Getter Robot conoscono a memoria, è vivida e tremenda.
I nuovi episodi, disegnati dopo 20 anni abbondanti, sono graficamente più curati e più personali rispetto ai primi, con un tratto molto più fine e con un maggiore utilizzo dei retini, mettendo però da parte le caratteristiche ultraviolente dei protagonisti. L’autore è bravissimo (ma veramente) a mostrare ai lettori la differenza che corre tra un uomo ed il robot, sia a livello di potenza distruttiva che di reali dimensioni. Le poche tavole dove viene mostrato il robot in ambienti chiusi mentre i cattivi fuggono sono eccezionali. I personaggi intanto cambiano di complessità, e non restano più i tre eroi con lo scienziato alle spalle, quanto un centro di ricerca e di addestramento per proteggere la Terra. Un episodio significativo per chiarire questo aspetto: una meteora si sta avvicinando alla Terra, ed i due getter (il modello base ed il modello G) vengono mandati ad intercettarla; a dirigere la missione ci pensa Hayato dalla base, ed a pilotare i robot ci sono Ryoma e Benkei, spalleggiati da altri quattro piloti nelle rimanenti navicelle.
Narrativamente parlando, il fumetto è veloce e diretto, tagliando di netto tutti gli episodi in eccesso. La trasposizione della prima serie tv di 50 episodi viene compressa in una manciata di volumetti.
La parte successiva, che non include la serie tv, è altrettando veloce, ereditandone la voglia di non perdere tempo in scontri fini a loro stessi ed andando subito al sodo.
Come dicevamo sopra, la nuova storia si integra perfettamente alle tre vecchie serie storiche televisive, aggiungendo poi altro materiale. Quello che è interessante sapere è che queste non seguono il normale ritmo di power up (Getter Robot -> Getter Robot G -> Getter Robot GO -> Shin Getter Robot), in quanto l’autore dimostra di saper padroneggiare al meglio la sua cretura. Lo Shin Getter Robot, per esempio, viene integrato alla storia PRIMA che venga presentato il Getter Robot Go.

ISSN N.A. | Italiano | CBR 215 dpi | 77,7 MB | 313 pagine

venerdì 3 giugno 2016

Topolino 3158 - 7 Giugno 2016

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Topolino 3158 - 7 Giugno 2016 | ISSN 1120-611X | CBR 215 dpi | Settimanale | Fumetti | Universo Disney
Topolino apparve in Italia il 30 marzo 1930, quando sul n.13 del settimanale torinese Illustrazione del Popolo, diretto da Lorenzo Gigli, fu pubblicata la prima striscia disegnata da Ub Iwerks e intitolata Le avventure di Topolino nella giungla. Due anni dopo si ha il primo libro illustrato italiano con le sue immagini: Sua Altezza Reale il Principe Codarello e, poco più tardi, il 31 dicembre 1932, esce il primo numero di Topolino in formato giornale, edito da Nerbini.
Sulla falsariga del celebre Corriere dei Piccoli, anche Topolino si presentava ai lettori con periodicità settimanale e si apriva con una breve storia in cui le didascalie sono scritte in rima e realizzata da Giove Toppi, che divenne quindi il primo autore Disney italiano. Sul settimanale della Nerbini, comunque, trovano spazio soprattutto le strisce e le tavole realizzate da Floyd Gottfredson. In queste storie vengono anche introdotte delle didascalie in rima, scritte dal primo direttore della rivista, Paolo Lorenzini (detto Collodi Nipote in quanto nipote di Carlo Collodi), e viene anche assegnato il nome definitivo alla spalla di Topolino, ovvero quel Pippo un po' lunatico e un po' svampito che sui libri della Salani veniva ancora chiamato Medoro.
Nerbini non si era assicurato correttamente i diritti di pubblicazione: quando aveva varato la sua rivista, infatti, si era rivolto al Consorzio Cinematografico E.I.A., il distributore dei cortometraggi di Topolino, quando in realtà i diritti per le riviste erano stati dati in mano al giornalista Guglielmo Emanuel dallo stesso Disney. Per cui, per un paio di numeri, la testata passò da Topolino a Topo Lino, per poi riprendere la nota testata con il n.7. Il Topolino Giornale era formato da otto pagine e non conteneva solo storie a fumetti Disney ma anche storie non-Disney che anzi erano di solito la maggioranza delle storie presenti in un numero.
Il numero 137 del Topolino Giornale, dell'11 agosto 1935, segna il passaggio di consegne da Nerbini alla Mondadori. Il fascismo, tuttavia, causò dei problemi al giornale. Dal 1938, il Min.Cul.Pop. (Ministero della Cultura Popolare) impone alla stampa di non editare più i protagonisti del fumetto popolare americano. Il solo Topolino è risparmiato, e così il suo logo e il suo personaggio possono continuare ad esistere nelle edicole italiane, ma in piena seconda guerra mondiale, a partire dal n.476 del 27 gennaio 1942, anche il settimanale è costretto a cedere alle restrizioni. Lo sostituisce Tuffolino, un ragazzetto dalle medesime caratteristiche fisiche, disegnato dal grande illustratore Pierlorenzo De Vita. Con la fine del fascismo, le avventure di Topolino poterono di nuovo essere pubblicate.
Alla fine degli anni quaranta, però, i giornali a fumetti che pubblicavano storie a puntate di non più di due tavole ad episodio erano irrimediabilmente in crisi, e così lo stesso Topolino, le cui vendite erano di gran lunga calate rispetto al periodo d'oro. Mondadori, però, non poteva rinunciare alla rivista da edicola per non perdere i ricchi diritti delle pubblicazioni da libreria, così decise un doloroso ma necessario cambio di formato e periodicità. Nel 1949 nasce così il periodico a fumetti Topolino formato libretto, all'inizio con cadenza mensile, quindi quindicinale e, infine, settimanale, fino a giungere a oggi al suo sessantesimo anniversario e con oltre 3000 numeri usciti, ricchi di storie tra le più famose, con autori da Carl Barks a Romano Scarpa, da Floyd Gottfredson a Giovan Battista Carpi e così via.

ISSN 1120-611X | Italiano
TRUE PDF | 164 pagine | 38,2 MB
CBR 215 dpi | 164 pagine | 43,3 MB

martedì 31 maggio 2016

Topolino 3157 - 31 Maggio 2016

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Topolino 3157 - 31 Maggio 2016 | ISSN 1120-611X | CBR 215 dpi | Settimanale | Fumetti | Universo Disney
Topolino apparve in Italia il 30 marzo 1930, quando sul n.13 del settimanale torinese Illustrazione del Popolo, diretto da Lorenzo Gigli, fu pubblicata la prima striscia disegnata da Ub Iwerks e intitolata Le avventure di Topolino nella giungla. Due anni dopo si ha il primo libro illustrato italiano con le sue immagini: Sua Altezza Reale il Principe Codarello e, poco più tardi, il 31 dicembre 1932, esce il primo numero di Topolino in formato giornale, edito da Nerbini.
Sulla falsariga del celebre Corriere dei Piccoli, anche Topolino si presentava ai lettori con periodicità settimanale e si apriva con una breve storia in cui le didascalie sono scritte in rima e realizzata da Giove Toppi, che divenne quindi il primo autore Disney italiano. Sul settimanale della Nerbini, comunque, trovano spazio soprattutto le strisce e le tavole realizzate da Floyd Gottfredson. In queste storie vengono anche introdotte delle didascalie in rima, scritte dal primo direttore della rivista, Paolo Lorenzini (detto Collodi Nipote in quanto nipote di Carlo Collodi), e viene anche assegnato il nome definitivo alla spalla di Topolino, ovvero quel Pippo un po' lunatico e un po' svampito che sui libri della Salani veniva ancora chiamato Medoro.
Nerbini non si era assicurato correttamente i diritti di pubblicazione: quando aveva varato la sua rivista, infatti, si era rivolto al Consorzio Cinematografico E.I.A., il distributore dei cortometraggi di Topolino, quando in realtà i diritti per le riviste erano stati dati in mano al giornalista Guglielmo Emanuel dallo stesso Disney. Per cui, per un paio di numeri, la testata passò da Topolino a Topo Lino, per poi riprendere la nota testata con il n.7. Il Topolino Giornale era formato da otto pagine e non conteneva solo storie a fumetti Disney ma anche storie non-Disney che anzi erano di solito la maggioranza delle storie presenti in un numero.
Il numero 137 del Topolino Giornale, dell'11 agosto 1935, segna il passaggio di consegne da Nerbini alla Mondadori. Il fascismo, tuttavia, causò dei problemi al giornale. Dal 1938, il Min.Cul.Pop. (Ministero della Cultura Popolare) impone alla stampa di non editare più i protagonisti del fumetto popolare americano. Il solo Topolino è risparmiato, e così il suo logo e il suo personaggio possono continuare ad esistere nelle edicole italiane, ma in piena seconda guerra mondiale, a partire dal n.476 del 27 gennaio 1942, anche il settimanale è costretto a cedere alle restrizioni. Lo sostituisce Tuffolino, un ragazzetto dalle medesime caratteristiche fisiche, disegnato dal grande illustratore Pierlorenzo De Vita. Con la fine del fascismo, le avventure di Topolino poterono di nuovo essere pubblicate.
Alla fine degli anni quaranta, però, i giornali a fumetti che pubblicavano storie a puntate di non più di due tavole ad episodio erano irrimediabilmente in crisi, e così lo stesso Topolino, le cui vendite erano di gran lunga calate rispetto al periodo d'oro. Mondadori, però, non poteva rinunciare alla rivista da edicola per non perdere i ricchi diritti delle pubblicazioni da libreria, così decise un doloroso ma necessario cambio di formato e periodicità. Nel 1949 nasce così il periodico a fumetti Topolino formato libretto, all'inizio con cadenza mensile, quindi quindicinale e, infine, settimanale, fino a giungere a oggi al suo sessantesimo anniversario e con oltre 3000 numeri usciti, ricchi di storie tra le più famose, con autori da Carl Barks a Romano Scarpa, da Floyd Gottfredson a Giovan Battista Carpi e così via.

ISSN 1120-611X | Italiano
TRUE PDF | 164 pagine | 41,1 MB
CBR 215 dpi | 164 pagine | 43,8 MB

lunedì 23 maggio 2016

Cutie Honey '21 1 - 25 Giugno 2004

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Cutie Honey '21 1 - 25 Giugno 2004 | CBR 215 dpi | Bimestrale | Fumetti | Manga | Seinen | Azione | Combattimenti
Cutie Honey '21 è un manga di Go Nagai, sequel dei manga Cutie Honey del 1973 e Cutie Honey del 1992, entrambe realizzate sempre da Nagai. In Italia il manga è stato pubblicato dalla d/visual.
Siamo nel 2005. La polizia, già impossibilitata a svolgere al meglio il proprio lavoro, chiede l’aiuto, per i casi più complessi ed importanti, a valenti investigatori privati.
Tra questi troviamo la bella e procace Saiko Hayami che, con l’aiuto del suo assistente Hisashi Hanyu, sarà coinvolta in strani casi concernenti apparizioni di esseri mostruosi, che la porteranno a scontrarsi con la terribile organizzazione/setta religiosa Panter Claw, che venera la dea Zora, sotto gli ordini della bestiale Sister Gill.
Sconfiggere l’organizzazione sembra tuttavia impossibile, ed a risolvere la situazione nei momenti più difficili ci pensa il cyborg, già combattente dell’amore, Cutie Honey, tornato dagli anni ’70 per sconfiggere Panter Claw, e residente assieme a Saiko sotto le mentite spoglie di Hisashi.
Detto così sembrerebbe un comune manga azione/investigativo. Così tuttavia non è, e proprio per questo l’autore è andato a scavare nel passato per recuperare il suo celebre e disinibito personaggio. La sua nascita risale appunto agli anni ’70, quando all’autore venne chiesto di realizzare una serie di maghette; ovviamente l’idea originale venne assassinata in fase di realizzazione, con la nascita di un’eroina eccessivamente disinibita che sopravvisse pochissimo, quanto le bastò però per segnare il pubblico giapponese.
Oggi il suo scopo è semplice: l’autore infatti si diverte a utilizzare il personaggio per prendere in giro la tendenza attuale a farcire fumetti (e serie animate) con inutili scene ammiccanti, il cosiddetto fanservice, tese a guadagnarsi la «simpatia» del lettore di turno. Per questo accosta delle storie brevi e senza pretese, quindi comprensibili e godibili dalla maggior parte del pubblico, a pose e situazioni esplicitamente (nel senso che gli stessi personaggi spesso lo ammettono) osé, con nudità varie ai quattro venti, tendenti però più al ridicolo che all’erotico.
Ovviamente il disegno aiuta nell’intento (nel senso che riesce a ridicolizzare ancora di più le scene di nudo), in quanto non è minimamente in grado di competere allo stesso livello con gli autori che hanno portato in auge il fanservice ed il «nudo a tutti i costi». Tuttavia, va notato, che quello non è assolutamente in suo scopo, in quanto la serie rappresenta più un divertimento dell’autore stesso, godibile più che altro per i suoi fans e per i nostalgici del personaggio, che un mezzo di competizione.

ISSN N.A. | Italiano | CBR 215 dpi | 62,3 MB | 254 pagine
 

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